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al testo di Amina Narimi
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Una vita piccolissima che geme nel barlume, che raggiunge lo splendore di un piccolo perpetuo sulla lingua, le tue parole, immense, le radici che portano le sillabe a legarsi nel mio minuscolo infinito di scarpe di montagna e tre pollici di legno
Un copricapo fiorito, una kufiyya.. sei tu, dal mare aperto, tu che vieni con il bisso luminoso nelle trame della mia veste grezza, di lana, nel cerchio di dieci dita- non so dire quanto piccola e tutto cade insieme, negli azzurri più freschi, al centro della vita , dove giace col buio il tesoro. Intorno alla vera diviene un oracolo l’aria, chiusa nel sogno, delle tue ossa.
Volteggiando entrambi piangeremo, commossi dalla cima dell’ultima parola la più grande, ricaduta dal cielo, che lascia passare attraverso il suo vuoto la luce.
L’intero miracolo riposa, fedele, nel più casto e lieve degli intenti, accogliere il tuo anello con le labbra- fra la tinta indelebile e stupenda, che si trova nel papavero, purpurea, e il fascio tondo del filo dell’acqua- al principio della danza più lunga, col ventre incollato alla terra della nostra prima neve, stupefatta.
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